Traffici illeciti e affari milionari nelle celle di Pagliarelli: un quadro inquietante emerso dall’inchiesta
Palermo – Un microtelefono cellulare venduto a prezzi astronomici di 500 euro, droghe e sigarette spacciate tra le mura del carcere di Pagliarelli a tariffe esorbitanti. È il quadro che emerge dalle indagini condotte sulla gestione illecita all’interno del penitenziario, culminate venerdì con un’operazione che ha portato all’arresto di dodici persone. L’inchiesta, condotta dai magistrati e supportata da intercettazioni e testimonianze, svela un sistema di affari sporchi alimentato dall’asse tra detenuti e alcuni agenti penitenziari. Durante un’intercettazione in cella, gli investigatori hanno ascoltato Alex Di Vita, uno degli indagati, mentre discuteva di acquisti di telefoni e di ingenti disponibilità di denaro. Le indagini hanno rivelato un vero e proprio business, con un detenuto che, parlando con la compagna al cellulare, riferiva di aver fatto entrare nella sezione otto apparecchi di telefonia, ciascuno venduto sul mercato a poche decine di euro. Ma i guadagni non si fermano qui. Un altro recluso, coinvolto nel traffico di droga, avrebbe ammesso di aver incassato ben 15 mila euro in appena un mese e mezzo trattando sostanze illecite all’interno del carcere. La facilità con cui si riesce a piazzare questa “merce” all’interno delle celle, grazie anche alla complicità di alcuni agenti, mette in evidenza un sistema criminale ben radicato e altamente redditizio. A fornire ulteriori dettagli sulla situazione interna del penitenziario è il collaboratore di giustizia Alessio Puccio, che ha contribuito con numerosi spunti alle indagini. “Il carcere è un mondo a sé e le regole le facciamo noi”, ha dichiarato Puccio. “Ho visto vendere un grammo di cocaina anche a 500-600 euro, quando il prezzo di mercato si aggira intorno ai 100 euro”. L’operazione di venerdì rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che coinvolge non solo il traffico di droga e di telefoni, ma anche la gestione di sigarette e altri prodotti di contrabbando, tutti orchestrati con il coinvolgimento di alcune figure delle forze dell’ordine. La speranza è che questa azione possa contribuire a smantellare definitivamente questa rete di affari illeciti, restituendo maggiore sicurezza e legalità all’interno di uno dei luoghi più delicati del sistema penitenziario.